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PROTESI SPORTIVE L'ESPERTO

PROTESI SPORTIVE DI GINOCCHIO: L'ESPERTO RISPONDE - INTERVISTA AL PROF. M.NOSEDA

 

PROTESI SPORTIVE DI GINOCCHIO: POSSIBILITA' E PROPOSTE CONCRETE

 

Intervista sul tema protesi sportiva di ginocchio il Prof. Massimiliano Noseda, docente universitario, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, specialista in igiene e medicina preventiva. Le indicazioni e i suggerimenti di seguito riportati sono generali, puramente informativi e non sostitutivi di una visita medica fisiatrica che gli interessati potranno richiedere al NUMERO UNICO DI PRENOTAZIONE 3345476581 per la valutazione e la gestione del particolare caso clinico.

 

 

Chi sono i principali candidati a una protesi sportiva di ginocchio ?

Solitamente sono soggetti più giovani rispetto ai comuni candidati alla protesi di ginocchio, ovvero di età compresa tra i 45 e i 65 anni, più frequentemente di genere maschile, che per ragioni lavorative ( es. istruttori sportivi, personal trainer, etc ) o per passione per lo sport, chiedono di sottoporsi all’intervento per recuperare una performance motoria di buon livello.

 

Quali sono le principali cause che rendono necessaria la protesizzazione dell’articolazione del ginocchio ?

Di norma si tratta di soggetti che presentano o un quadro di artrosi, ovvero di usura patologica dell’articolazione del ginocchio, o che sono stati vittima di pregressi traumi o fratture che alterando il fisiologico allineamento delle superfici articolari ne determinano un consumo precoce, o che hanno avuto importanti lesioni legamentose o meniscali da giovani che rendendo il ginocchio più instabile e determinano una maggior usura delle superfici cartilaginee. Un altro fattore da considerare che rende spesso più precoce la necessità di intervento e che sarà da controllare per il futuro al fine di preservare al meglio l’impianto protesico è sicuramente il sovrappeso.

 

Quando è il momento giusto per sottoporsi ad un intervento di protesizzazione di ginocchio ?

Ad eccezione degli eventi post traumatici che rendono inevitabile l’intervento in tempi brevi, nei casi di artrosi, fratture pregresse, lesioni legamentose inveterate o trattate chirurgicamente il fattore determinante non è tanto la gravità del quadro radiologico, come molti invece pensano, bensì la scarsa risposta al trattamento conservativo con dolori poco controllati, che limitano il soggetto persistentemente nelle attività quotidiane e sportive.

Prima di considerare un intervento andrebbero quindi tentate, e ripetute più volte, tutte le opzioni conservative alternative come farmaci antinfiammatori non steroidei, ginnastica riabilitativa, terapie fisiche, infiltrazioni articolari, calo del peso corporeo e modifica delle abitudini quotidiane.

 

In che cosa si differenzia una protesi sportiva da un protesi tradizionale e quali sono i principali criteri di scelta ?

Qualora il soggetto manifesti particolari necessità sportive in fase pre intervento è possibile valutare non solo protesi dal design e quindi dal movimento biomeccanico particolare, ma anche differenti leghe metalliche così come sostituzioni articolari parziali. Nel caso infatti sia possibile procedere a una protesizzazione parziale in quanto i legamenti crociati sono integri e il danno anatomico è limitato a uno solo dei tre compartimenti ( mediale, laterale o femoro-rotuleo ), tale condizione consentirà di conservare parte delle strutture articolari, di mantenere un movimento più fisiologico del ginocchio in toto e di facilitare la ripresa di un attività sportiva a medio livello. Tale ultima opzione è più frequentemente praticabile nel soggetto giovane mentre il soggetto anziano è solitamente più predisposto ad una sostituzione totale.

 

Che possibilità ha un soggetto di tornare a praticare sport dopo aver effettuato una protesi di ginocchio ?

Dipende ovviamente da diversi fattori tra cui la motivazione del soggetto, spesso incentivata da abitudini sportive pregresse o necessità lavorative contingenti; la tipologia di intervento a cui è candidato, ovvero se si tratta di una protesi parziale ( monocompartimentale mediale, monocompartimentale laterale o femoro-rotulea ), totale o di una revisione; il livello e l’intensità della pratica sportiva che influenza l’usura e, quindi, la durata nel tempo della struttura protesica e infine la particolare disciplina sportiva praticata. Nelle attività sportive a basso impatto come il cammino, la bicicletta o il nuoto, il ritorno allo sport è praticamente sempre consentito. Nelle attività sportive a medio impatto come il tennis, lo sci o lo jogging il ritorno è possibile nella maggior parte dei casi con alcuni accorgimenti e se la condizione muscolare generale e degli arti inferiori del soggetto è buona. Per esempio è consigliabile praticare il tennis in doppio, su terra battuta, in palleggio e con una frequenza mono o bi settimanale anziché in singolo, su terreno sintetico, in partita e quotidianamente. Allo stesso modo è meglio praticare lo sci amatorialmente, nel periodo invernale monosettimanalmente evitando curve troppo stette, piste affollate o ghiacciate. Spesso sconsigliata è invece la ripresa di uno sport ad alto impatto come il calcetto, il basket o la pallavolo per le vigorose sollecitazioni sulla struttura protesica nella fase di salto oltre che per i possibili traumatismi da caduta o contatto con l’avversario. Ciò potrebbe infatti nel tempo determinare una eccessiva usura del polietilene, ovvero del rivestimento plastico della componente tibiale della protesi o la mobilizzazione della protesi stessa, ovvero compromettere il suo ancoraggio all’osso, anticipando la necessità di revisione dell’impianto. E’ quindi bene discutere sempre con il proprio medico di eventuali necessità o intenzioni sportive.

 

Quali sono i movimenti da evitare ed i principali accorgimenti da adottare nel quotidiano per preservare la protesi nel tempo ?

Al fine di scongiurare il rischio di lussazione, ovvero di alterare irreversibilmente i rapporti tra la componente protesica femorale e quella tibiale, è bene, soprattutto nelle prime 6 settimane dopo l’intervento ma anche in seguito:

  • Evitare divani, poltrone o sedie troppo basse verificando che le ginocchia non stiano ad un livello più alte rispetto alle anche e che siano leggermente divaricate senza vizi in intrarotazione. Utilizzare eventualmente un cuscino rigido per ridurre il dislivello. Preferire, inoltre, sedute stabili e con braccioli per potersi aiutare con gli arti superiori durante il raggiungimento della stazione eretta. E’ consigliato, inoltre, scivolare coi glutei fino al bordo della sedia prima di sollevarli dal piano d’appoggio.
  • Evitare di rimanere molto tempo in piedi o di effettuare rotazioni eccessive facendo perno sull’arto operato.
  • Evitare di accavallare le gambe da seduti o di accovacciarsi. Per raccogliere un oggetto da terra è consigliato flettere il tronco mantenendo distesa posteriormente l’arto operato.
  • E’ preferibile, soprattutto nelle prime settimane dopo l’intervento, sedersi per lavarsi i denti o farsi la barba se il lavabo è troppo basso.
  • Utilizzare un alzawater in bagno se il Wc è troppo basso.
  • Preferire la doccia al bagno usando un apposita sedia meglio se appoggiata alla parete, acquistare tappetini antisdrucciolo e predisporre opportune maniglie d’appoggio per rendere più sicuri i trasferimenti.
  • Indossare scarpe chiuse, preferibilmente senza lacci, con tacco basso e con suola antiscivolo. Nei primi tempi, quando la flessione di ginocchio è ancora limitata o dolorosa, è consigliato utilizzare un apposito calzascarpe a manico lungo per essere autonomi nell’indossarle.
  • Rimuovere tappeti e cavi elettrici liberi al domicilio per ridurre il rischio di caduta accidentale.
  • Evitare di aumentare di peso o dimagrire in caso di sovrappeso.
  • Evitare di trasportare manualmente carichi eccessivi.

 

Quanto durerà la mia protesi ?

La protesi avrà verosimilmente una durata maggiore tanto più il soggetto ne avrà riguardo, osserverà i consigli igienico-comportamentali nel tempo, praticherà sport nel modo e nei tempi concordati con l’equipe medica ed effettuerà gli esercizi di mantenimento nel tempo. Tuttavia, a volte alcuni pazienti necessitano di un intervento di revisione, ovvero di sostituzione di parte o di tutto l’impianto protesico, a distanza di circa 15-20 anni. Possibili cause sono la mobilizzazione asettica, l’infezione, la frattura periprotesica, l’instabilità femoro-tibiale, l’usura del polietilene, la rottura dell’apparato estensore o dell’impianto stesso. Alcuni fattori, inoltre, influiscono sicuramente negativamente sulla durata della protesi. E’ questo il caso del già citato sovrappeso ma anche dell’attività motoria eccessiva per tipologia o quantità. Quest’ultima non deve però essere motivo o scusa di conduzione di una vita sedentaria in quanto anche lo scarso movimento ha un risvolto negativo sia sulla globale salute dell’individuo, sia sulla qualità delle strutture ossee e muscolari periarticolari.